“Gesù nero”. Il nazismo inconscio degli antirazzisti postmoderni.

(Nel titolo: la Madonna nera di Częstochowa. Dipinto del 1655. Fonte: WikiCommons).

Ho mandato a un mio amico che vive in Inghilterra il link a questo articolo (Gesù non era bianco: era un ebreo mediorientale di pelle scura. Ecco perché questo fatto è importante), commentando quanto il razzismo sia parte integrante delle fibre culturali anglosassoni, cosa che li porta a sostenere la tesi nazista secondo cui gli ebrei sono una razza separata rispetto a quella caucasica (termine che noi oggi usiamo per evitare quello reso inutilizzabile dal nazismo: “ariana“) in un ragionamento che vuole e crede di essere di sinistra ed “inclusivo”.

Aggiungevo inoltre commenti acidi sul fatto che il pensiero della destra più estrema oggi ci venga ripresentato confezionato in nuovi ed affascinanti pacchetti “di sinistra”.
Il mio amico mi ha chiesto se per caso, visto che sa bene che io affermo che non esistono “razze” (esiste un’unica razza, la “razza umana”, tutto il resto è costruzione sociale e variazioni, letteralmente, epidermiche) io intendessi davvero negare che esistano persone “brown skinned“.
Ho risposto che se mi stava chiedendo se io negassi che esistono persone bionde e brune, persone con un grado di reflettività alla luce della pelle basso e persone con un grado di reflettività della pelle alla luce alto, persone alte e persone basse, evidentemente non aveva capito cosa stavo dicendo. E’ ovvio che esistono esemplari di Homo sapiens sapiens scuri e chiari, biondi e bruni, alti e bassi, grassi e magri, ma queste caratteristiche non fanno di loro “razze” a sé. Non esistono persone di “razza” brown-skinned. In caso contrario, sarebbe necessario sostenere, sulla base delle differenze fisiologiche, che maschi e femmine o bambini e vecchi sono “razze umane” distinte!
Raggruppare e categorizzare le persone in base al colore della loro pelle è la quintessenza di ciò che viene definito “razzismo”.
E se lui fosse davvero convinto del fatto che le razze esistono, e che sono un dato biologico, allora dovrebbe ricordarsi almeno come si chiamava la scienza che studiava la biologia delle razze: “razzismo“.

Il mio amico è rimasto turbato dalla mia uscita. La conversazione (via Whatsapp) è proseguita ulteriormente, con lui sinceramente angosciato dal fatto che io volessi – a suo modo di vedere le cose – negare alle persone “brown skinned” il diritto a una identità a sé, in altre parole, che volessi obliterare il loro diritto a esistere.
Come se per esistere in quanto persona anziana io avessi bisogno di teorizzare che gli anziani sono una razza umana a sé.
Questo è il danno che fa il nominalismo postmodernista, secondo il quale sono le parole che portano all’esistenza i fenomeni, i quali non hanno nessuna indipendenza “ontologica” distinta dalle parole, quindi se non esiste la parola, non può esistere il fenomeno. (Esempio: fino a che non fu coniata la parola “omosessualità” nel 1869, non potevano esistere omosessuali!).
Più turbato ancora sono stato io nel vedere come la “identity politics” sia riuscita a fare entrare, nella testa di una persona colta e di sinistra come lui, concetti puramente e semplicemente nazisti, come quello di “razza ebraica”, o “diritto allo sviluppo separato delle razze”, più noto col nome sudafricano di “apartheid“.

Ebbene: nel caso in esame, noi non sappiamo nulla del Gesù storico. Non sappiamo neppure quando sia nato né a quanti anni sia morto: perfino l’età di 33 è un numero mistico (due volte il numero mistico tre) oltre che, simbolicamente, l’età a cui era morto Alessandro Magno, che aveva conquistato il mondo.
I capelli biondi di cui stavamo discutendo non derivano dal razzismo ottocentesco, bensì dal sincretismo dei primi tre secoli con il Sol Invictus / Apollo, rappresentato come biondo fin dai tempi di Omero: non è un caso che la data di nascita di Gesù sia stata arbitrariamente fissata nella data del solstizio d’inverno in cui “nasceva” il nuovo Sole, il 25 dicembre (prima della riforma gregoriana del calendario).
In breve, noi non sappiamo nulla di lui. Neppure il fatto che fosse “brown-skinned”. Nessun documento ce lo attesta.
Per arrivare a tale conclusione è necessario il seguente sillogismo: “Gesù era ebreo. Tutti gli ebrei sono di pelle scura e solo di pelle scura. Quindi Gesù aveva la pelle scura“.
Ora, il secondo membro del sillogismo è razzista. Esso si basa infatti sull’assunto che se tu sei del popolo X, allora le tue caratteristiche fisiche sono Y. (Ed ovviamente, il simmetrico: sei hai la pelle scura, allora appartieni alla “razza” X).
Nella realtà, invece, di ebrei biondi e con gli occhi azzurri ne conosciamo tutti. Certo, proprio perché quella ebraica non è affatto una razza bensì una cultura, nel calderone dei loro geni è entrato letteralmente di tutto: dalle tribù berbere convertite all’ebraismo nel Maghreb, a quelle yemenite e arabiche convertite all’ebraismo di cui ci parla il Corano, ai khazari turchici sui cui Koestler scrisse un celebre libro, via via indietro nel tempo fino agli Idumei (arabi!) convertiti a forza dai Maccabei (dai quali discese poi lo stesso Erode il grande, il ricostruttore del Tempio) per non parlare dei “timorati di Dio“, che appaiono nei vangeli (il centurione…) e negli Atti: ossia greci e romani che a decine di migliaia si convertirono all’ebraismo – ivi incluso nella stessa Palestina.
Il successo di questo afflusso genetico durato per almeno un millennio è testimoniato dal fatto che la setta ebraica di maggiore successo oggi (il cristianesimo) conta circa un miliardo e mezzo di adepti, di ogni “razza” umana possibile e immaginabile. E chi mai parlerebbe di “razza cristiana”?

Eppure ai tempi biblici avere la pelle scura era considerato un aspetto insolito, che attirava l’attenzione, non necessariamente in senso positivo (un po’ razzistelli, questi giudei, che facevano l’equivalenza: “di pelle bianca” = “bello”). “Nigra sum sed formosa, filiae Jerusalem…”: è il “Cantico dei cantici”.
I Kushiti appaiono nella Bibbia come popolazione di pelle scura, ma nettamente distinta da quella ebraica.
Per farla breve, e per dirla con Sartre, “l’ebreo” (inteso come presunta “razza”) “è una creazione degli antisemiti“.
Esiste una cultura, esiste una religione, esiste un popolo ebraico, ma non esiste una razza ebraica con caratteristiche fisiche distinte da quelle della presunta (e altrettanto inesistente) “razza ariana”. O se per quello, della fantasmatica “razza italiana” di cui delirava la rivista “La difesa della razza” ai tempi del Duce (e qualche esponente dell’asinistra oggi, il che visto l’andazzo dell’asinista non sorprende nessuno).

L’idea di dividere gli esseri umani sulla base del colore della pelle è una idea razzista (è la base stessa del razzismo!), nazista, e profondamente radicata nel razzismo puritano americano, oggi esportata in tutto il mondo come idea “di sinistra”, dalla cultura “dem” e imperiale statunitense.
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Madonna, Bambin Gesù e angeli neri. Arte etiopica, cattedrale di Axum. (Foto: Miko Stavrev, WikiCommons).
Se gli americani (e i loro lacchè europei) non fossero profondamente, inguaribilmente, sfacciatamente razzisti (come ho già avuto modo di osservare), si sarebbero accorti del fatto che di Gesù, non banalmente “brown-skinned“, ma proprio nigga-nigga è piena la storia. Tutta l’arte dei cristiani d’Etiopia ed Eritrea non lo ha mai rappresentato in altro modo, ma ovviamente del cristianesimo dei boveri negri, ossia d’una tradizione cristiana africana bimillenaria e indigena, gli americani non sono disposti a tenere conto. “Loro” rappresentano Gesù ariano, quindi se lo fanno “loro”, allora “tutti i cristiani” lo fanno. I boveri negri? E chi c***o sono, quelli là? Mica sono ariani, quindi non contano!

Se poi vogliamo allargare il campo, la madonna del Tindari o la Madonna di Częstochowa e mille altre madonne sono nere come l’ebano. Nessun cristiano europeo è mai stato turbato da questo fatto. Che è talmente irrilevante, che passa inosservato. E no, questo fenomeno non è dovuto al caso (la fuliggine delle candele!) ma a una scelta deliberata: l’identificazione mistica di una delle due voci narranti del “Cantico dei Cantici” (sì, quella che dice “Sono nera, ma bella, figlie di Gerusalemme“) con la Madonna. Sotto la statua della Madonna nera del Tindari la frase è addirittura scolpita a lettere cubitali!
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La Madonna Nera del Tindari a Patti, in Sicilia. (Foto: Clemens Franz, WikiCommons).

Ma siccome i nostri gegni postmodernisti non sanno un emerito c***o di niente di qualsiasi storia che non siano gli ultimi cinquanta anni stelle-e-strisce della “sola nazione indispensabile” (la loro), conseguentemente non sanno un emerito zero di tutto ciò che  è avvenuto nella storia e nelle nazioni “non-indispensabili”.

Eppure esistono madonne con gli occhi a mandorla in Oriente e Gesù con la faccia cinese o giapponese. Epperò… Non si pretenderà mica che i figli (“di sinistra”) di fanatici zeloti puritani, i quali considerano “idolatra” qualsiasi immagine sacra, considerino “cristiana” la blasfema tradizione cattolica, vero?
Eppure (e lo dico non per difendere i cattolici, che non amo, ma per difendere la verità storica, che amo), nella misura in cui il cattolicesimo (tanto romano che ortodosso) sa che ogni icona di Gesù è solo questo, “icona” (ossia immagine, rappresentazione, ricostruzione puramente simbolica, appunto visuale, ma in nessun caso essenza divina: pensarla altrimenti sarebbe “idolatria”) in queste due tradizioni religiose è già oggi lecito rappresentare Gesù biondo o bruno o rosso, a scelta. Perché quello nel quadro non è “Gesù”. E’ SOLO una sua rappresentazione.
C’è voluto il postmodernismo, per il quale i simboli SONO le cose, le parole SONO i fatti, le figurine SONO le essenze, per scoprire che una immagine di Gesù, è Gesù stesso.
Gesù abbia misericordia di noi, degli insulti all’intelligenza e alla ragione che come ultime e residue persone di sinistra dobbiamo subire ogni giorno ed ogni ora, e ci dia la forza di sconfiggere la piaga dei tafani dell’asinistra postmodernista.
Amen.

2 pensieri su ““Gesù nero”. Il nazismo inconscio degli antirazzisti postmoderni.

  1. Molti intellettuali anglo-americani( in genere proprio i più arrabbiati contro ogni forma di attivismo studentesco,bollato come proprio dei “SJW” ) sostengono ormai pubblicamente che anche le capacità mentali sono statisticamente correlate all’origine etnica. La situazione è molto cupa ma certo è più facile prendersela con gli studenti .. http://nymag.com/daily/intelligencer/2018/03/denying-genetics-isnt-shutting-down-racism-its-fueling-it.html

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