Finalmente ci si parla

Il confronto scaturito dalla pubblicazione del libro di Daniela Danna “La piccola principe” due sere fa è risultato civile e produttivo. La sua importanza maggiore è stato dimostrare che il confronto fra posizioni molto diverse fra loro è possibile, se si vuole.
Qui potete al guardare la registrazione (e a mio parere vale la pena di farlo) :

A mio parere le conclusioni sono ancora sospese (traduzione : abbiamo bisogno di confrontarci ancora, e molto), e per quanto riguarda me, io la penso come Daniela (nessun intervento irreversibile sui minori prima dei 18 anni) ma non con gli stessi motivi di Daniela, che mi pare non tenga in conto del fatto che la disforia di genere non dipende da un atto volitivo (ovviamente se parliamo del ROGD, ha ragione lei, ma qui esco dal seminato).

Ascoltando il dibattito mi ha colpito quanto la parola “genere” venga usata con due significati del tutto diversi e soprattutto inconciliabili (il che vuol dire che, ragazz*, stiamo parlando di cose diverse!): uno nel senso di “ruolo di genere” (che è una costruzione sociale arbitraria e va distrutta in quanto nata per opprimere) e l’altro nel senso di “percezione del proprio sé in quanto essere umano sessuato” (che è un tratto psicologico e va quindi protetto).

Quando Daniela propone di parlare di “identità sessuale” per non usare questo termine così sfuggente, non tiene conto del fatto che questo sintagma è già usato nel senso di “orientamento sessuale”, ahinoi.

Non pretendo di risolvere io il problema, ma segnalo che almeno questo incontro apre la strada, dimostrando che non esistono solo gli Ethan Bonali e i queer, con cui è impossibile discutere (un paio di interventi dal pubblico hanno tentato di buttare tutto in caciara, ma queste provocazioni sono, giustamente, cadute nel vuoto).
Il movimento LGBT ha sempre avuto scontri molto accesi al proprio interno, ma è sopravvissuto ad essi proprio perché non è mai venuta meno la voglia di confrontarsi e trovare un minimo comun denominatore. Questo incontro riprende questa tradizione, senza la quale, sia chiaro, imploderemmo in cinque minuti.
Mille di questi dibattiti, e grazie a chi l’ha reso possibile.

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