Tre rondini per una primavera

Mi è successa una cosa strana.

Per la prima volta, tre persone molto giovani mi hanno contattato privatamente (una attraverso Instagram, le altre due via email, tramite il mio sito) per discutere delle mie posizioni su asessuali e questione trans.
Non mi era mai successo prima, e so che tre rondini non fanno primavera, tuttavia il fatto in sé mi colpisce lo stesso.

Dopo tutto, la primavera inizia con l’arrivo delle prime rondini.

E tutti sappiamo che la strategia di vincere il dibattito aggredendo con estrema violenza chiunque presenti visioni devianti dall’ortodossia “queer”, se è vincente a breve termine, alla lunga è destinata al fallimento. Sul momento immediato chi urla più forte può terrorizzare e indurre al silenzio i più, certo, ma alla lunga il risultato sarà solo quello di far svolgere ugualmente il dibattito però di nascosto, in modi tali che chi gestisce la Santa Inqueerizione non riuscirà più a controllare. E secondo me queste rondini annunciano questa nuova fase.
In questo modo le fondamenta dell’attuale controllo del “discorso” da parte dell’Inqueerizione saranno minate sotto il pelo dell’acqua, cosicché il suo crollo sarà inaspettato, improvviso e veloce, piuttosto che lento e graduale negli anni.

I e le giovanissim* che oggi mi scrivono in privato per discutere (nessuno dei quali è d’accordo con me, sia chiaro, ma che in tutti i casi non riescono a trovare risposte convincenti alle critiche che io muovo all’ideologia a cui pure aderiscono) sono le persone che domani ne discuteranno apertamente, perché non avranno più paura del “mobbing” portato avanti dai loro coetanei. Pazientiamo, e diamo tempo al tempo.


Ciò premesso, come dimostra il fatto che quanti mi hanno scritto non la pensano come me (e perché dovrebbero?) nessuno dei miei coetanei si illuda che i giovanissimi ripristineranno lo stato di cose precedente allo smantellamento del mondo lgbt da parte della “decostruzione” queer. Quel mondo è morto davvero e per sempre.
Molti di noi commettono l’errore di invertire causa ed effetto, ossia credono che la morte dell’attivismo lgbt tradizionale sia da imputarsi all’esplosione dell’infezione queer.
Niente di più falso. Il pensiero queer è saprofago: si nutre di corpi e idee morte. E’ stata la morte dell’attivismo lgbt tradizionale a permettere l’esplosione dell’infezione queer, che sta attualmente banchettando su un cadavere che non ha più la forza, le idee, la motivazione e la ragione per controbattere.

Guardate il grafico qui sotto (autore: Michael Biggs, su Twitter):

Registra la quantità di volte che le parole “Lesbica” “Gay” “Bisessuale” e “Transgender” sono state nominate nei rapporti finali di una associazione LGBT straniera, la “Human rights campaign“.
Dopo un anno di picco, in cui la parola “gay” riempiva la scena, si è arrivati a partire dal 2015 al quasi monopolio della parola “trans” nell’intero panorama. “Sono stati i trans brutti e cattivi a rubarci tutto lo spazio!“. “Ormai LGBT significa solo TTTT!“. Eccetera.
Ma, no.
L’anno in cui parte il “picco”, il 2015, “guarda caso” coincide con quello dell’approvazione del matrimonio egualitario negli Usa. Dopo di che, l’urgenza della questone gay è venuta meno. Tutto qui.

Succede: se sei una organizzazione anti-schiavitù, dall’anno in cui ottieni l’abrogazione della schiavitù in poi, le tue prospettive cambiano totalmente. DEVONO cambiare totalmente.

Dal momento dell’approvazione del matrimonio egualitario, la questione lesbica e gay diventa una questione non più legale bensì solo culturale, politica, sociale: tutte dimensioni che nell’interesse generale delle/degli LGBT vengono al centoseiesimo posto, dopo il Grande Fratello Vip e il festival di Sanscemo.
Le organizzazioni LGBT si sono trovate così con un crollo delle donazioni e con tanti, tanti stipendi da pagare e nulla che li giustificasse più (non sia mai che si investa in cultura! La sola idea è tabù), avendo di fronte due possibili soluzioni: o ringraziare tutti, specie i loro dirigenti da 100.000 sterline annue di stipendio (come la presidente di “Stonewall UK”), e mandarli a casa, oppure trovare con urgenza nuove cause, nuove minoranze oppressissime da “salvare”.
Che scelta pensate che abbiano fatto, i dirigenti da 100.000 sterline?

Esatto. Hanno arruolato qualsiasi possibile e immaginabile “minoranza sessuale” (inventandone alcuni milioni di nuove) dai marziani prillosessuali agli “asessuali ipersessuali” (una delle due che ho appena nominato “esiste” davvero…), pur di garantirsi lo stipendio.

Il culto trans non è la insomma causa del crollo del mondo omosessuale come l’ho conosciuto io nella mia vita, ne è il sintomo.

Qualunque cosa vogliano i giovani che mi scrivono, non vogliono di sicuro restaurare il mondo che noi vecchi abbiamo vissuto: vogliono costruire il loro mondo, in cui dovranno vivere loro. Su molte cose sbagliano, in primis nel credere con ingenuità sbalorditiva che ciò che è stato ottenuto non possa essere portato via, e che i diritti lgbt siano stabiliti una volta per sempre, o che noi stessi possiamo disprezzare tali diritti (specie se riguardano le donne lesbiche), e che gli errori che sta compiendo la loro generazione non finiranno per ritorcerlesi contro… però, così va il mondo. Dopo tutto, che questi siano errori, noi lo abbiamo imparato commettendoli tutti, o quasi.


Lasciamo però alle destre le curiosa idea che sia possibile la “fine della storia” e la “fine della politica”. Storia e politica (che sono la stessa cosa, solo con nomi d’arte diversi) non terminano mai. La fine della nostra fase del movimento LGBT è solo la fine di una fase, appunto, non della storia del movimento LGBT.
E l’attuale fase queer finirà a sua volta, ed anche abbastanza presto, se non sono io a leggere male i segnali dati dalle prime rondini (che non fanno primavera, ma di certo non annunciano l’inverno). E così via.

La sfida è sempre mantenere salde le idee e i princìpi per cui abbiamo fondato il nostro movimento, pur nei cambiamenti necessari col passare degli anni. Dopo tutto, i cambiamenti, nel nostro caso, li abbiamo chiesti, voluti, pretesi e ottenuti noi.
Cosa c’è di diverso per un/a omosessuale di 17 anni oggi rispetto ad uno del 1976? 45 anni di lotte combattute affinché il 2021 non fosse come il 1976. E dopo aver fatto parte di questo sforzo, dovrei forse lamentarmi perché il 2021 non è come il 1976? 🙂

Le lotte non finiscono mai.
La razza umana possiede l’intelligenza. Quindi, i nostri nemici, hanno l’intelligenza (e il potere, i soldi, il numero, la tradizione, il……..) anche loro. Dunque, l’hanno usata per continuare la lotta contro di noi. La loro nuova strategia, visto che non sono riusciti a batterci, è stata, come dice il proverbio, di unirsi a noi. Gli eterosessuali e i maschi hanno diluito a tal punto il movimento omosessuale e quello femminista (e perfino quello trans, per mezzo dei “nonbinary”) da renderli strumenti totalmente inutili per la lotta per cui sono nati.

Ma la lotta per cui erano stati costruiti, nei termini in cui servivano quando sono stati costruiti, è già terminata. Non ci servono più. Abbiamo bisogno di strumenti per le lotte del XXI secolo.

Bye bye; addio “movimento LGBTQIAA+++”: non so che farmene di te: sei utile quanto un fermacarte.

Avanti i prossimi.

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3 pensieri su “Tre rondini per una primavera

  1. che voglia di primavera … 🙂 … mi ha stupito l’andamento del grafico che hai proposto … non pensavo fosse così evidente la “scomparsa” di gay e lesbiche.

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    1. Solo dal radar di chi vive di “assistenza ai poverelli”. La questione sociale relativa a donne, omosessuali e, paradossalmente, trans, resta urgente come ieri.

      Ma il dibattito si svolge ora con altri termini ed altre poste. Riuscire a smantellare gli argomenti degli psicoanalisti, cosa in cui la mia generazione era diventata bravissima, oggi ha utilità zero. Oggi la guerra è condotta in nome della teoria queer, non della psicoanalisi.

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