La disforia di genere come accessorio di moda.

La disforia di genere discussa come un accessorio di moda di cui non è chiaro se sia strettamente necessario dotarsi se si decide di “diventare” trans.

Come farsi beffe delle sofferenze altrui ciarlandone giulivamente su Instagram.

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Questo dialogo è apparso a commento del seguente post di Instagram, che riporta il cartoon di una ragazza ex-disforica, questa:

Preoccupa l’idea che qualcuno possa pensare che si possa “diventare trans” come se si trattasse di una professione alla moda, anziché di una realtà umana che porta con sé serie difficoltà sociali e lavorative e di relazione. Questo atteggiamento è di sicuro uno degli elementi alla radice del fenomeno della disforia cosiddetta “rapid onset”, che colpisce per l’80% ragazze nell’età della pubertà, quasi tutte con pregressi problemi di autismo, e soprattutto in gran parte di orientamento omosessuale.
All’estero se ne sta parlando (non senza veci contrarie)  come di una forma socialmente accettabile e “di sinistra” di “terapia riparativa”: non essendo possibile trasformare le giovani lesbiche in giovani donne eterosessuali, si preferisce spingerle ad essere giovani uomini eterosessuali. In questo modo la norma eterosessuale è salva.

Tornerò in futuro sulla questione, che è complessa ed intricata.

 

 

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